I giochi di squadra: il Volley di Baglione Elisa(elisa3103@libero.it),Sartin Katia(katia.sartin@libero.it)

CONCLUSIONI

Alla fine del nostro lavoro proponiamo un breve riepilogo di quanto trattato in precedenza, soffermandoci, in particolare, sulla figura dell’allenatore.

L’allenatore deve essere educatore, formatore e programmatore. Deve essere un educatore dando il buon esempio, imponendo, spiegando, e facendo rispettare delle regole; deve essere un formatore di persone, di cultura sportiva, deve saper responsabilizzare sia individualmente che collettivamente, deve saper programmare a breve e lungo termine, porsi e porre degli obiettivi che siano però praticabili, deve pianificare l’ attività, deve organizzare e gestire gli allenamenti(I1). Alla luce di quanto detto sopra, il termine di “allenatore” potrebbe essere sostituito da quello di “alleducatore” (già in uso nelle polisportive salesiane(I2)).

Durante l’attività occorre avere un occhio di riguardo verso la prevenzione di facili incidenti, bisogna rimuovere gli attrezzi non utilizzati o mal disposti, si deve organizzare l’esercizio in “toto”, preoccupandosi del recupero dei palloni, dando un compito preciso ai ragazzi, richiamando la loro attenzione nei momenti di pausa al fine di evitare che il giusto calo di concentrazione, non sia l’occasione per esporre qualcuno a dei rischi, per esempio, a ricevere addosso un pallone di un ragazzo che magari ha continuato ad attaccare.

Ricordiamo inoltre la notevole importanza che riveste il gioco, di qualsiasi tipo esso sia. Il gioco è l’elemento centrale dell’apprendimento e dovrà sempre essere presente in ogni fascia di età, essendo la più semplice forma di divertimento che si può proporre in palestra e rappresenta, quindi, un momento fondamentale della metodologia didattica dell’ insegnamento degli sport in generale e della pallavolo in particolare. L’ abilità dell’ “alleducatore” starà nel proporre giochi diversi che consentano di mettere in atto i temi dell’ allenamento, di sviluppare le abilità motorie che si desidera allenare, di impegnare tatticamente i ragazzi per ampliare il lorobagaglio tecnico e tattico.

Dal punto di vista prettamente didattico ricordiamo che ogni esercizio è un mezzo per educare ma è bene ricordare che "chi sente dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara". Ciò significa che la parola dal punto di vista dell'apprendimento motorio è insufficiente. Quindi una esercitazione per essere valida deve essere interessante, chiara nei contenuti e motivante nello spirito. Occorre attingere ad altre discipline sportive, dare ampio spazio all’utilizzo di esercizi in condizioni facilitate, adattandoli all’età dei nostri ragazzi. Agli allenatori, educatori, formatori ecc., si chiede di cercare soprattutto con i giovani non solo uno scambio tecnico ma, anche, un rapporto di fiducia e stima. Alla base dalla stima c'è la lealtà, la correttezza del rapporto e la sincerità.

Terminiamo con la frase di una grande campionessa della pallavolo italiana che, ci auguriamo, possa far riflettere chiunque operi nel nostro campo:

“…Non aver paura di cadere! Perché rialzarsi significa credere, migliorarsi, crescere. Perché avere la forza di rialzarsi significa vincere. La pallavolo mi ha insegnato a desiderare di raggiungere obiettivi importanti, a conoscere i miei limiti e le mie potenzialità e soprattutto a credere in me e nel prossimo. Confrontarsi con i compagni di squadra, condividere i loro sacrifici,le soddisfazioni e le sconfitte significa entrare a far parte di una dimensione corale, acquisire un modo di sentire di cui risentono positivamente tutti i rapporti umani che il quotidiano ti propone. Lo sport ti insegna che se hai impegnato tutta te stessa in un’impresa, verrai premiata comunque, anche in quella che al momento ti appare una sconfitta. “Sport e Vita”: retorica? No, semplicemente una grande verità.”

Maurizia Cacciatori (I18)(E10)(S11)

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