Traumatologia e Riabilitazione. L'instabilità anteriore di spalla di Marco Bonfante (marfante@tiscali.it)

  Propriocezione articolare


Propriocezione articolare

Definizione. Con il termine di propriocezione articolare si intende la ripresa di una corretta e precisa consapevolezza del posizionamento, del limite di movimento e della velocità e intensità di movimento dell’articolazione interessata, la quale risulterà più o meno danneggiata, in conseguenza a traumi o modificata nel caso di aggiustamenti motori conseguenti eventi traumatici. [I3] [I5] [I6] [D1] [F1] [E3]

Essa viene già stimolata dal lavoro di mobilizzazione, che rende in parte consapevoli i nuovi limiti dell’articolazione, così come dal lavoro di rinforzo muscolare che rende in parte consapevoli dei limiti di forza nei vari angoli di lavoro dell’articolazione stessa. Tutto ciò però non può considerarsi sufficiente, motivo per cui vengono approntati degli esercizi in grado da rendere maggiore la consapevolezza dell’articolazione, dei suoi limiti e permettere di riconoscere e correggere velocemente le situazioni di rischio.


Fase I: flesso-estensione della spalla con appoggio su palla.

Il metodo di lavoro[I3] [I6] [D1] [F1] [E3] è apparentemente semplice: si fanno eseguire dei rotolamenti di una palla del diametro di 20-30 cm sotto il braccio inizialmente in appoggio su un piano orizzontale con il paziente in posizione seduta. La richiesta al paziente è quella di cercare un’ampiezza di movimento e un carico naturale del corpo, in flessione anteriore del braccio, progressivamente maggiore.
Questo esercizio verrà proposto in successione, da prima su un piano inclinato e poi su un piano verticale, quest’ultimo in stazione eretta, quale potrebbe essere una parete.
Particolare attenzione verrà posta sul riconoscimento e limitazione del movimento a un attimo prima di mettere in crisi l’articolazione stessa.

La posologia dell’esercizio prevede delle sezioni di lavoro più o meno continuo, dipendentemente dallo stato di affaticamento del paziente, per tempi che possono variare dai 3 ai 10 min complessivi.


Fase II: abduzione e adduzione della spalla con appoggio su palla.

Il criterio di lavoro è consequenziale e identico nella sua progressione al precedente,[I3] [I6] [D1] [F1] [E3] così la sua posologia, varia solo nella richiesta di un lavoro in abduzione laterale e su un piano frontale anziché in flessione frontale.


Fase III: in rotazione con bacchetta.

[I3] [I5] [I6] [D1] [F1] [E3] Lavorando su angoli di lavoro differenti, frontale, laterale, diagonale per fuori alto e tutte le eventuali posizioni intermedie, il paziente che impugna centralmente una bacchetta della lunghezza di 50-60 cm, verrà sottoposto a stress rotatori e contemporaneamente di spinta, a impulsi di durata e intensità variabile, da parte del terapista, sempre allo scopo di aumentare la consapevolezza dei limiti dell’articolazione, oltre ad essere un’efficace allenamento di resistenza e rapidità muscolare.

La posologia di somministrazione di questi esercizi va ben dosata, perché il tipo di lavoro è di notevole intensità.
E’ necessario osservare attentamente l’espressione e i commenti del paziente per capire il limite della somministrazione; comunque non superare mai le 5-6 ripetute di un una durata di 30-60 sec. Ciascuna.


   8/10   

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero