L'intolleranza razziale antiebraica di Giovanni Lauretta (giovanni.lauretta@fastwebnet.it), Fulvia Dellavalle (fulvia_dellavalle@yahoo.it), Daniela De Luca (dana.dl@libero.it), Maria De Luca (deindeit@yahoo.it)

La geografia delle culture

Gli studiosi di geografia culturale hanno compiuto sforzi considerevoli per definire la cultura in modo preciso e positivo. Forse è possibile riassumere i loro punti di vista nella tesi seguente: la cultura descrive quei modelli di comportamento umano appreso che costituiscoono una base d'appoggio durevole attraverso cui diventa possibile tramandare concetti e immagini da una generazione a quella successiva, o da un gruppo a un altro.

Tre aspetti di questa definizione debbono però venire ulteriormente specificati. In primo luogo, il processo di traasmissione non ha luogo attraverso canali biologici. Lo stesso bambino appena nato, allevato in gruppi culturali diversi, crescerà dotato di insiemi di caratteristiche completamente diverse. In secondo luogo, le forze principali che attuano l'imprinting [I1] [I2] [I3] [FR1] nell'ambito dei processi di trasmisssione culturale sono simboliche; un ruolo particolarmente importante viene giocato dal linguaggio. Con imprinting si intende l'acquisizione spontanea di informazione, soprattutto di quelle modalità di espressione verbale e di comportamento acquisite nei primi anni di vita. In terzo luogo, la cultura è dotata di una complessità e di una persistenza tali da renderla completamente diversa dal comportamento appreso dalle altre specie animali diverse dall'uomo.

La diversità delle culture umane e la loro innata complessità sono straordinarie. La ricerca antropologica [I1] [I2] [EN1] [FR1] ad opera di studiosi come Claude Lévi Strauss [I1] [FR1] [FR2] [EN1] ha da tempo provocato l'abbandono della nozione dell'esistenza di culture «semplici". Anche nei gruppi culturali meno numerosi e più «primitivi" (ad esempio, una piccola tribù di cacciatori dell'Amazzonia o una popolazione di un villaggio della Micronesia), il quantitatiivo di informazione culturale che dev'essere acquisita è immenso. Un bambino che si trovi a crescere nella più semplice delle società, acquisirà comunque lentamente milioni di tratti di un modello culturale che verranno debitamente tramandati (anche se in forma leggermente modificata) alla generazione successiva. È necessario precisare che (a) tali processi di trasmissione sono indipendenti dall'educazione istituzionale (nel senso occidentale di frequenza scolastica) e che (b) il processo di trasmissione è sempre incompleto. In tal modo, la cultura del gruppo è sempre molto più estesa della cultura dell'individuo. Né il famoso professore di Harvard né l'anziano del villaggio più primitivo possono comunque sperare di acquisire, in un periodo di studio equivalente alla durata di una vita umana, più di una frazione del «codice genetico" della rispettiva cultura d'appartenenza.

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