La Malaria di Nadia Campofiorito, Battaglia Francesca (frabattaglia@tim.it), Deplano Carla (carla.deplano@googlemail.com)

Suggerimenti per attività in aula

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L’articolo di seguito proposto può essere usato come spunto per strutturare un percorso didattico articolato in due lezioni interattive di due ore ciascuna.

 

"Malaria: trent’anni dopo, torna il DDT"

Marina Forti

da “Il manifesto” del 19 Settembre 2006

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di tornare a usare l’insetticida DDT nei suoi programmi per la lotta alla malaria. “I dati scientifici e programmatici sostengono questa decisione”, ha dichiarato venerdì il dottor Anarfi Asamoa-Baah, assistente direttore generale dell’OMS per i programmi su malaria, Aids e tubercolosi. “L’irrorazione residuale degli interni è utile per diminuire rapidamente il numero di infezioni causate dalle zanzare portatrici di malaria. E’ dimostrato che il DDT è efficace e non presenta rischi per la salute se usato in modo appropriato”.

La decisione dell’OMS è il risultato di ormai anni di pressioni di alcune associazioni internazionali per la lotta alla malaria, che chiedevano di ridare cittadinanza al Ddt per combattere uno dei più grandi killer di tutti i tempi: la malaria uccide almeno un milione di persone ogni anno, in gran parte bambini sotto i 5 anni d’età; di queste persone l’80% vive nell’Africa sub-sahariana. Almeno mezzo milione di persone ogni anno si ammala gravemente di febbri malariche anche se sopravvive. Spruzzare gli interni delle case una volta all’anno e impregnare le zanzariere (basta una volta ogni 5 anni) con quell’insetticida, riconosce l’OMS, è il mezzo più efficace ed economico per tenere sotto controllo le zanzare che sono il vettore della malattia.

Il DDT però non era al bando a caso. Il dicloro-difenil-tricloroetano (da cui l’acronimo DDT) è una sostanza sviluppata all’inizio degli anni ’40 (il chimico svizzero Paul Hermann Muller della casa farmaceutica Geigy ebbe il Nobel per la medicina nel 1948 per la scoperta “dell’alta efficienza del DDT come veleno da contatto contro diversi artropodi”); fu usato in modo massiccio dalle truppe Alleate durante la seconda Guerra mondiale e poi negli anni ’50, anche sulla popolazione civile, contro gli insetti che diffondono tifo e malaria: e in effetti ha contribuito a eradicare la malaria negli Stati uniti meridionali e in Europa. Dal 1955 è entrato come elemento chiave dei programmi lanciati dall’OMS contro la malaria.

Poi però il DDT è caduto in disgrazia. La svolta è stata nel 1962, quando la biologa americana Rachel Carson ha pubblicato un libro intitolato Silent Spring (“Primavera silenziosa”), che segnò uno degli atti di nascita dell’ambientalismo: dimostrava che l’uso massiccio del DDT in agricoltura aveva avuto un effetto devastante sull’ambiente, rotto la catena di insetti e uccelli che popolavano le campagne americane e in particolare causato l’assottigliarsi del guscio delle uova degli uccelli selvatici. La denuncia di Rachel Carson suscitò molta impressione e portò, negli anni ’70, alla messa al bando del DDT per usi agricoli, prima negli Usa e poi in tutti i paesi industrializzati. Dai primi anni ’80 anche l’OMS ha smesso di promuoverne l’uso nei suoi programmi antimalarici, e in generale tutti i programmi internazionali di aiuti hanno messo al bando l’insetticida.

Carson sosteneva anche che il DDT aveva effetti cancerogeni sugli umani, ma se i danni ambientali sono ben documentati, è meno chiaro il pericolo sulla salute umana (nel 2005 però la rivista medica Lancet segnalava che seppure non ha effetti tossici acuti, secondo alcuni studi l’esposizione al DDT provoca nascite premature; dunque il bilancio tra danni e benefici nella lotta alla malaria va valutato con attenzione). Sta di fatto che oggi il DDT è una delle 12 sostanze “inquinanti organici persistenti”, Pop secondo l’acronimo inglese, messe al bando da un trattato internazionale nel 2004 entrato in vigore nel maggio scorso, salvo alcune deroghe.

A favore del DDT si sono battute diverse organizzazioni di lotta alla malaria, negli Stati uniti e in Africa.

Molti ambientalisti hanno cambiato atteggiamento; organizzazioni Usa come Environmental Defence, che negli anni ’60 faceva campagna contro il DDT, ora sono favorevoli a un uso limitato per combattere la malaria (è anche vero che si tratta di dosi minime rispetto a quelle usate una volta nella agricoltura americana). D’altra parte, alcuni grandi paesi dell’Africa e dell’Asia non avevano mai smesso di usarlo: l’India, l’Indonesia o il Sudafrica, dove le autorità sanitarie spruzzano una volta all’anno sui muri interni delle case e delle stalle nelle zone malariche – con tutte le precauzioni, fanno notare, per evitare che i residui non vadano a inquinare acqua e terreni. Ma questi sono paesi abbastanza ricchi da finanziare da sé i propri programmi anti-malaria: non così molti paesi africani, che dipendono da aiuti internazionali. La decisione dell’OMS dunque segna una svolta pratica: il DDT torna nei programmi di lotta alla malaria finanziati da aiuti internazionali, a cominciare dal Global Fund sponsorizzato dal G8.

 

Nell’articolo sono stati evidenziati i termini inerenti le Scienze naturali. Tali termini possono essere raggruppati nelle seguenti macroaree:

  •  inquinamento ambientale

  • educazione al rispetto dell’ambiente

  •  microbiologia

  • patologia

La lettura dell’articolo potrebbe essere il punto di partenza per suscitare l’interesse degli studenti riguardo numerose tematiche. Ad esempio potrebbero scaturire riflessioni circa l’inquinamento; il rapporto tra rischi e benefici, per l’uomo e l’ambiente, legato all’utilizzo di sostanze chimiche; il condizionamento economico sulle scelte ambientali e sanitarie; le normative vigenti per la tutela della salute umana e ambientale; i rischi e la profilassi da adottare nell’eventualità di un viaggio in un paese in cui la malaria o altre malattie siano endemiche. L’articolo può essere usato come  spunto per strutturare un percorso didattico articolato in due lezioni interattive di due ore ciascuna.

 

La prima ipotesi di lezione, attraverso numerose attività, ha come scopo quello di sensibilizzare gli studenti sulle problematiche legate all’inquinamento inteso sia in “senso lato” che in “senso stretto”.

Si è pensato di iniziare il percorso utilizzando la strategia didattica del brainstorming per far emergere le conoscenze pregresse e le eventuali misconcezioni degli studenti.

E’ stata, successivamente, proposta un’attività di gruppo, con l’obiettivo di far soffermare gli allievi sulle diverse accezioni del termine inquinamento. La scelta del gruppo è motivata dalla volontà di far nascere un confronto e una mediazione sulle conclusioni emerse. La presentazione della riflessione di ciascun gruppo di fronte alla classe ha il fine di stimolare la capacità espositiva e argomentativi dei ragazzi.

Si prosegue con una lezione frontale dialogata sull’inquinamento in “senso stretto” per offrire uno sguardo generale sul tema.

L’attività conclusiva di questa prima ipotesi di lezione ha lo scopo di rendere consapevoli gli studenti sulle possibilità e responsabilità del singolo e delle istituzioni riguardo il rispetto dell’ambiente.

 

La seconda ipotesi di lezione ha l’obiettivo di evidenziare il rapporto tra rischi e benefici, per l’uomo e l’ambiente, legato all’utilizzo di sostanze chimiche, attraverso l’esempio del DDT.

Essendo interessante e ricco di spunti l’articolo “Malaria: trent’anni dopo, torna il DDT” può essere proposto alla classe e può essere richiesto agli studenti di identificarne all'interno le parole chiave.

Successivamente è proposta agli studenti la costruzione di una mappa concettuale sull’articolo. L’utilizzo di questo strumento didattico è utile per evidenziare le relazioni che lo studente ha colto nella lettura dell’articolo. In seguito è opportuno condividere le mappe e proporre l’attività di gruppo sui danni ed utilizzi del DDT, per verificare la corretta comprensione del testo, a causa della presenza di numerosi termini propri del linguaggio scientifico e di molteplici argomenti.

A questo punto, dopo aver verificato, attraverso le due attività precedenti, il raggiungimento di un buon livello di comprensione dell’argomento, si propone un approfondimento sulla malaria, attraverso una lezione frontale dialogata utilizzando i materiali messi a disposizione nel percorso online.

Si termina il percorso didattico con l’attività dello schieramento sull’utilizzo del DDT, dopo aver costruito insieme una rete di relazioni sull’argomento. Questa attività ha lo scopo di stimolare la capacità critica degli studenti in quanto possono liberamente esprimere la propria posizione e confrontarsi con i compagni.

 

 LEZIONE 1 (circa 2 ore)

1.     Brainstorming  (circa 20’):

  • data la tematica dell’inquinamento, ciascuno studente è invitato ad esprimere termini connessi all’argomento;

  • l'insegnante scrive su un cartellone i termini emersi.

2.     Attività a gruppi (circa 20’):

  •  si suddivide la classe in 5 gruppi;

  • si assegna a ciascun gruppo un’immagine riguardante una particolare tipologia di inquinamento in “senso lato” (inquinamento di un panorama alpino sfigurato da costruzioni; i inquinamento di prove processuali attraverso la presentazione di una vignetta; inquinamento di un ecosistema da parte di un organismo “non indigeno”; inquinamento naturale dovuto a emissioni provenienti da un’eruzione vulcanica);

  • ogni gruppo è invitato ad assegnare ad ogni immagine un titolo e a riflettere sulla connessione esistente con l’inquinamento.

3.     Condivisione delle attività di gruppo (circa 20’):

  • ciascun gruppo espone la tipologia di inquinamento su cui ha riflettuto.

4.     Lezione frontale dialogata (20’):

  • l’insegnante presenta l’inquinamento in “senso stretto” inteso come l’immissione nell’ambiente di sostanze chimiche estranee (inquinanti).

5.     Attività collettiva (20’):

  • l’insegnante presenta un cartellone suddiviso in due colonne sulle quali sono riportati: “i tuoi interventi per ridurre l’inquinamento” e “gli interventi che proporresti per ridurre l’inquinamento, se fossi un potente della Terra”;

  • con l’aiuto di due studenti volontari si raccolgono le ipotesi di intervento proposte dai compagni;

  •  riflessione finale sulle proposte raccolte.

LEZIONE 2 (circa 2 ore)

 

1.     Lavoro individuale (15’):

  • lettura dell’articolo “Malaria: trent’anni dopo, torna il DDT”

  •  identificazione delle parole chiave.

2.     Lavoro a coppie (15’):

  • costruzione di una mappa concettuale dal titolo “il DDT” con riferimento alla precedente attività individuale.

3.     Condivisione delle parole chiave e delle mappe concettuali (10’).

 

4.     Attività collettiva (20’):

  • l’insegnante presenta un cartellone suddiviso in due colonne sulle quali sono riportati: “aspetti positivi del DDT (gli utilizzi)” e “aspetti negativi del DDT (i danni)”;

  • con l’aiuto di due studenti volontari si raccolgono le ipotesi di intervento proposte dai compagni.

5.     Lezione frontale dialogata sulla malaria (30’):

  • distribuzione geografica della malaria;

  • vettore (zanzara femmina del genere Anopheles);

  • agente eziologico (diverse specie di Plasmodium);

  • ospite (primati ed in particolar modo l’uomo);

  •  ciclo vitale del Plasmodium;

  • patologia e conseguenze.

6.     Schieramento (20’):

  • “DDT si” “DDT no”.

 

 

 

 

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero