Genocidio in guerra: la guerra civile in Nigeria e le odierne conseguenze di Ornella Biancotto (ornellabibi@libero.it), Paola Salvetti (salviocci@tiscali.it)

Articolo sulla tensione tra cristiani e musulmani in Nigeria

Bande di fondamentalisti musulmani e cristiani si sono scontrate per le strade di Kano, nella Nigeria settentrionale, provocando una dozzina di morti e vari incendi a luoghi di culto. Da alcuni giorni le violenze imperversano nella città, a maggioranza musulmana, dove ancora prima erano state incendiate tre chiese e sedici moschee, oltre a numerosi negozi, attività commerciali e sedi di giornali. Il numero delle vittime, secondo le autorità, sarebbe di 18 persone, mentre i rappresentanti delle comunità parlano di duecento morti. La polizia, che ha l'ordine di sparare per sedare le rivolte, ha fatto un centinaio di arresti. Il governatore dello stato di Kano, Rabiu Musa Kwankwaso, ha convocato una riunione fra i capi delle due comunità per cercare di ridurre i motivi di tensione. Continua intanto l'esodo di cristiani verso le regioni del sud, tra l'esercito che impone il coprifuoco e pattuglia le strade con carri armati. Tutto ciò accade mentre il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo si trova a Parigi per una conferenza dell'Unesco. Gli scontri in Nigeria erano iniziati venerdì 12, dopo una manifestazione di protestadei musulmani contro i bombardamenti in Afghanistan. Secondo il presidente Obasanjo, già si sapeva che alcuni gruppi avrebbero sfruttato l'occasione "per esprimere dissenso". Ma a molti osservatori è risultato chiaro che non si tratta tanto di "dissenso" per la guerra, quanto di un regolamento di conti tra gruppi di religione ed etnia diversi, le cui ostilità durano nel tempo. Focolai di violenza che hanno opposto fazioni musulmane e cristiane hanno provocato la morte di migliaia di persone nell'ultimo anno. Gli episodi più recenti rischiano ora di allargarsi a macchia d'olio a tutto la Nigeria, mentre la repressione poliziesca appare sempre più insufficiente. La frustrazione provocata dalle difficoltà economiche e dalla disoccupazione di massa ha facile presa sulle migliaia di giovani di Kano, i quali vengono facilmente reclutati dai signori della guerra. I rapporti fra cristiani e musulmani nel nord della Nigeria sono peggiorati in seguito all'introduzione della Sharia, la legge islamica, in dodici stati del nord negli scorsi diciotto mesi. La Sharia regola la morale e la cultura: a Kano, ad esempio, è proibito bere alcool, giocare d'azzardo, prostituirsi ma, soprattutto, c'è la netta separazione fra i sessi, dalle scuole ai taxi. Nel febbraio dello scorso anno più di duemila persone erano rimaste uccise in scontri religiosi nella città di Kaduna mentre lo scorso mese, a Jos, almeno 500 persone sono morte a seguito di violenze. Gli scontri religiosi si sovrappongono alla composizione etnico-geografica: Hausa e Fulanis - concentrati soprattutto nel nord - sono musulmani, mentre Berom e Ibo con prevalenza nel sud - sono cristiani. La Nigeria - che con 115 milioni di abitanti è il secondo Paese più popoloso dell'Africa - è uscita solo nel 1999 da decenni di colpi di stato e regimi militari. Ex colonia britannica, ha ottenuto l'indipendenza nel 1963, divenendo una repubblica federale. Da allora, le tendenze separatiste di singoli gruppi e il dominio di alcuni ha portato a una serie ininterrotta di scontri e guerre interne, tra cui quella del Biafra, che vide il tentativo delle province orientali di staccarsi. Prima del ritorno alla democrazia, nel 1999, con l'elezione di Obasanjo, è stata sottoposta, dal 1993, al regime di Sani Abacha, che si è reso tristemente famoso per aver arrestato e ucciso molti attivisti politici, tra cui l'ambientalista e scrittore Ken Saro-Wiwa, giustiziato nel 1995 per essersi battuto contro gli interessi delle compagnie petrolifere straniere in Nigeria. (Pubblicato il 16 ottobre 2001) (Aggiornato il 16 ottobre 2001 alle ore 16:42)

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