I numeri di Eandi Elisabetta (elisaeandi@yahoo.it), Fanelli Claudio (fclod@libero.it), Maggi Linda (maglin@libero.it), Vitale Anna Rita (arvl@libero.it)

La storia - LO ZERO: fallimento o obiettivo raggiunto?

Ad ogni modo, per arrivare alla scrittura moderna dei numeri, mancava un perfezionamento di non secondaria importanza: l'introduzione dello zero, una cifra alla quale nessuno, fino a quel tempo, aveva ancora pensato. [I1], [E1], [F1], [ES1].
Come simbolo della numerazione, lo zero fu introdotto dai mercanti indiani del IX secolo dopo Cristo, poiché essi si erano accorti che lasciando degli spazi vuoti, nella scrittura dei numeri, c'era il rischio di generare equivoci molto seri. Due cifre, per esempio il due e il tre potrebbero indicare nella numerazione decimale numeri diversi, a seconda della posizione dei simboli stessi. Essi potrebbero indicare, ad esempio, il numero 23, ma anche il numero 203 se ci fosse uno spazio fra le due cifre. Il pericolo maggiore di errore si sarebbe verificato tuttavia se gli spazi vuoti fossero stati quelli finali, quindi ad esempio per i numeri 230 o 2300.
La praticità dei mercanti indiani, che non andavano troppo per il sottile, al contrario dei filosofi greci per i quali la scienza era un raffinato gioco intellettuale, fece sì che fosse introdotto un simbolo specifico per indicare il vuoto. Venuti a conoscenza di ciò gli Arabi, anch'essi mercanti, assimilarono immediatamente l'innovazione indiana e, successivamente la diffusero anche in Europa.
Ma allora come mai ci volle tanto tempo per capire l’importanza fondamentale dello zero per la scrittura dei numeri?
Il fatto è che i numeri vennero introdotti per contare gli elementi di una collezione e lo zero, all'interno di questa operazione, rappresenta il nulla, il vuoto. Era quindi difficile applicare allo zero qualcosa di concreto. A dire il vero prima dell'invenzione dello zero fu introdotto il punto per indicare lo spazio vuoto. Infatti il punto è il simbolo più piccolo che si possa usare per mostrare qualche cosa di immateriale e quindi era ciò che più si avvicinava al concetto di niente. Il punto però non rappresentava un numero, e quindi non poteva dare una risposta concreta ad un'operazione matematica di sottrazione tra quantità uguali.

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