La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

ECONOMIA FASCISTA

La bonifica dell'Agro Pontino, un vasto territorio paludoso e malarico a sud di Roma, fu certamente un'iniziativa lodevole, che recuperò alle colture circa 60.000 ettari di terra, ma di portata complessiva limitata; anche in questo caso, tuttavia, il fascismo si mobilitò per amplificare al massimo l'effettiva portata del successo ottenuto: lo spettacolo delle grandi masse impegnate nei lavori di sistemazione del suolo o nella costruzione di nuove città, come Sabaudia e Littoria (l'odierna Latina), era estremamente lusinghiero per il regime, che provvide ad esaltarlo adeguatamente con i mezzi di comunicazione a sua disposizione, per accreditare l'immagine di un'Italia in costante sviluppo, presa per mano e condotta dal suo duce sulla via della gloria e della prosperità.

Queste immagini, purtroppo, non rispecchiavano la realtà. Nonostante qualche segno di sviluppo, alla vigilia della seconda guerra mondiale l'Italia era ancora un paese fortemente arretrato, ed il suo distacco dalle grandi potenze europee si era accentuato, piuttosto che colmarsi. I salari dell’industria, nel ’39, erano inferiori di circa il 20% a quelli del ’21, con la conseguente compressione dei consumi alimentari, che erano già bassi in partenza, andarono lentamente contraendosi negli anni ’30.

Alla fine del decennio il reddito medio di un italiano era poco più della metà di quello di un francese, un terzo di un inglese, addirittura un quarto di uno statunitense. Benché la spesa per i consumi alimentari ammontasse ad oltre metà del reddito, l'italiano medio si nutriva essenzialmente di farinacei, mangiava carne e beveva latte in quantità tre volte inferiore a quella di un inglese o di un americano e considerava generi di lusso il caffè, il tè e lo zucchero.

La spesa per il vestiario era circa la metà di quella di un francese o un inglese. Ancora più consistente il divario per i generi di consumo durevoli: nel '38 in Italia c'era un'automobile ogni 100 abitanti, mentre un inglese (o un francese) su 20 poteva concedersi questo lusso; anche il possedere un apparecchio radio (1 ogni 40 abitanti) o un telefono (1 ogni 70 abitanti) era per le famiglie italiane un privilegio che poche potevano permettersi, quando invece in Europa erano ormai diffusissimi.

Furono le classi popolari a sopportare i sacrifici maggiori relativi all'arretratezza italiana: Mussolini invece di cercare di mettere in moto un processo di sviluppo che si riflettesse sulle condizioni di vita della popolazione, a partire dal '35 si lanciò in una politica di costose imprese militari.

Nel fascismo era sempre stata presente una componente fortemente nazionalistica: il regime si era presentato come paladino della riscossa nazionale, come il restauratore delle antiche glorie della Roma imperiale, servendosi dei sentimenti patriottici degli italiani come di uno strumento per la conquista del consenso.

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