La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

PROPAGANDA FASCISTA (e approfondimenti)

Il duce, comunque, poté presentarsi come l'uomo della conciliazione (o meglio “della provvidenza”, come ebbe personalmente a dire papa Pio XI) che era riuscito là dove tutti i suoi predecessori liberali avevano clamorosamente fallito, riscuotendo un consenso che seppe sfruttare abilmente dal punto di vista propagandistico.

Gestire la propria immagine divenne una delle funzioni più importanti del regime, che in questo si impegnò molto, spesso conseguendo egregi risultati, anche se non giunse mai alla “perfezione” totalmente pervasiva di ogni aspetto della vita pubblica, come invece il nazismo seppe fare. Grande rilievo e potere ebbe il Ministero della propaganda, trasformato poi nel cosiddetto "Minculpop", il Ministero per la Cultura Popolare, che si occupò di inviare direttive alla stampa, eventualmente di esercitare la censura, di propagandare i risultati del regime e i progetti e le battaglie che, di volta in volta, Mussolini decideva di combattere. Anche radio (la televisione non c’era ancora…) e cinegiornali erano strettamente controllati ed utilizzati per veicolare il "verbo" del duce alle grandi masse, all’evidente scopo di condizionarle creando consenso; il cinema invece godette di una relativa maggior libertà e non venne mai completamente asservito alle esigenze del regime, come invece accadde nella Germania nazista.

Mussolini mise a tacere i quotidiani che non accettarono la sua ideologia autoritaria e contemporaneamente sviluppò diverse tecniche per assicurarsi l’appoggio incondizionato dei fogli rimasti in vita. Attraverso cambi di proprietà e di direzione conquistò la stampa mettendo uomini fedeli al fascismo alla guida delle varie testate. Un regime autoritario ha la necessità di dettare l’agenda giornalistica per creare consenso. Dunque il duce instaurò un severo controllo delle notizie creando istituzioni statali che avevano il compito di selezionare le informazioni che potevano essere pubblicate, di dettare regole su come trattare gli argomenti, non trascurando di dare “consigli” sullo stile e l’impostazione tipografica. E’ noto il massiccio utilizzo delle “veline” che l’Ufficio stampa del capo del governo prima, il Ministero della cultura popolare poi, inviavano quotidianamente alle redazioni di tutte le testate .

A completare l’opera furono le leggi emanate nel corso del periodo fascista che cancellarono la libertà di stampa e istituirono l’ordine dei giornalisti, che servì al regime come organo di selezione dei professionisti dell’informazione.

I giornalisti dell'epoca, uniformemente, si adattarono alle direttive ricevute con uno zelo che andava ben al di là della semplice costrizione imposta da un regime autoritario, manifestando sempre la più fervida adesione alle "campagne" orchestrate dal regime.

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