Aridocoltura nei paesi in via di sviluppo di Alessandro Paternò (paterno.alessandro@virgilio.it), Michela Borghese Rat.

LAVORAZIONI DEL TERRENO

Le lavorazioni del terreno sono il cardine dell'aridocoltura. Loro compito è quello di costituire riserve idriche nel terreno, e anche quello, più importante, di conservare l'acqua impedendo o riducendo le predite.

Il primo obiettivo si raggiunge nei terreni compatti con lavorazioni profonde fatte prima della stagione delle piogge, il secondo con successivi lavori superficiali specialmente efficaci nel ridurre le predite di umidità dovute all'evapotraspirazione della superficie e al consumo delle piante spontanee. L'aridocoltura vuole che lo strato superficiale del terreno sia perennemente affinato e smosso così da costituire una vera e propria copertura atta ad impedire che l'acqua si disperda evaporando. I lavori superficiali impediscono la formazione delle crepe nei suoli argillosi, chiudendo questi una volta che si siano formati. Per avere piena efficacia i lavori superficiali devono essere frequenti e comunque devono essere fatti ogni qualvolta il terreno si assesti o si rassodi o si copra di vegetazione infestante. Le malerbe, oltre che per i danni generici arrecati alle colture sotto qualsiasi clima, sono soprattutto nocive nell'ambiente arido per il consumo che fanno delle già scarse riserve idriche del terreno.

Quando le precipitazioni annue non sono sufficienti ad alimentare una coltura all'anno, neanche ricorrendo alle lavorazioni profonde, è possibile ottenere un raccolto sicuro ogni due anni, con il sistema diffuso in molti Paesi aridi,del maggese nudo [E1]. Il maggese nudo consiste in una serie di lavorazioni,praticate in Italia sin dall'epoca degli antichi Romani. Nella sua forma più tradizionale consiste in quattro lavori: il primo relativamente profondo, viene fatto alla fine dell'inverno dopo che nei mesi precedenti il suolo si è lasciato inerbire spontaneamente. In seguito, con gli altri lavori, per lo più eseguiti in direzioni incrociate, il terreno viene tenuto smosso e netto dalle malerbe, fino al momento della semina. La profondità più conveniente per i lavori, si ritiene compresa tra i 25 ed i 30 cm per le lavorazioni profonde, e tra i 7 ed i 10 cm per quelle superficiali.

Questo sistema di maggese, consente il perfetto ripristino della struttura glomerulare del terreno, ma è da ritenere che non sia il più idoneo a favorire la costituzione di una ricca riserva idrica nel suolo. Infatti, poichè i lavori iniziano alla fine della stagione piovosa, le piogge cadono sul terreno assodato e riescono solo in scarsa misura a percolare ed imbibirlo in profondità, perchè scorrono superficialmente diperdendosi verso le linee di compluvio.

Il rimedio atale incoveniente è rappresentato da uno spostamento dell'epoca delle lavorazioni prima della stagione piovosa, secondo il seguente schema:

1) rottura del terreno durante il periodo siccitoso, subito dopo la raccolta della coltura presente;

2)lavoro profondo prima dell'inizio della stagione piovosa;

3) lavori superficiali, durante la primavera e l'estate successiva, secondo la necessità di controllare le malerbe e di ridurre le perdite per evapotraspirazione ossia quando il terreno si presenta inerbito.

In questo modo la coltura che seguirà potrà effettivamente beneficiare delle precipitazioni cumulate di un biennio. Con questa pratica si eclude la possibilità di sfruttare il terreno a pascolo.

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